La breve distanza che separa l’eremo e il monastero di Camaldoli fa di essi un solo complesso, una realtà unica nel suo genere. Romualdo vi giunse la prima volta nel 1204. La foresta si estendeva a perdita d’occhio e al monaco apparve il luogo ideale per insediarvi una comunità eremitica. Il vescovo di Arezzo gli donò il terreno e nel 1027 Romualdo vi edificò le prime 5 celle e la cappella dedicata a San Salvatore. Più in basso, in un luogo chiamato Fontebona, esisteva un ospizio per il pellegrini fondato dai monaci di Badia Prataglia. Il Santo lo riorganizzò e nel 1080 vi fu eretto il Monastero.
Le celle sono il luogo in cui gli eremiti vivono gran parte della giornata dedicata allo studio, al lavoro e alla preghiera. Le celle dell’eremo sono distribuite oltre il cancello che delimita lo spazio dedicato alla clausura. L’unica visitabile è quella di San Romualdo, cui si accede dal piazzale della chiesa.
La chiesa attuale sorge sullo spazio del primitivo oratorio, del quale conserva il titolo e la centralità della posizione rispetto alla planimetria dell’eremo.
La chiesa originaria fu distrutta da un incendio nel 1203 e ricostruita in stile medievale nel 1220.Venne riedificata nel 500 e ristrutturata tra il 1772 e il 1776.
Antica farmacia: fu costruita nel 1523 e fa parte dell’antico ospedale esistente fin dal 1048. È dotata di arredi in noce intagliato che conservano i prodotti in vendita e ceramiche dei secoli XVI e XVIII. In una stanza secondaria i monaci hanno costruito un laboratorio galenico con antichi mortai in pietra, frantoi, ricettari con disegni di piante medicinali, la distilleria dei liquori aromatici e una serie di animali esotici impagliati.
Foresteria: E’ la costruzione pià antica del complesso religioso, quella adibita a ospizio dei pellegrini. Della foresteria fanno parte il chiostro attraverso cui si accede al monastero e i resti della cappella dello Spirito Santo.
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